Perché le soft skills stanno prevalendo sulle competenze tecniche
La qualifica dei leader delle risorse umane passa da “Chief Talent Executive” a “Chief Employee Experience Officer”
Le competenze trasversali, dall’essere le sorelle minori sottovalutate e bistrattate rispetto a quelle tecniche o hard, sono diventate centrali nel processo di cambiamento e trasformazione.
Se la pandemia ci ha fatto scoprire qualcosa, è proprio l’importanza di sapere cosa conta di più nella nostra vita, personalmente e professionalmente.
Per molte persone i valori e gli obiettivi si sono spostati, così come le priorità: non si tratta tanto di ciò che possiamo ottenere, ma piuttosto di come vogliamo vivere.
Questi cambiamenti di prospettiva hanno elevato l’importanza di quelle che erano considerate competenze “minori” – come l’empatia, la resilienza, il comportamento etico e altri tratti caratteriali positivi come la gentilezza, il rispetto e la positività – portandole ad un rango mai conosciuto prima.
Ciò ha molto influito anche sulla mission dei Leader delle risorse umane che sono chiamati a valutare e sviluppare competenze che sono difficilmente identificabili e misurabili.
Ora i team delle Risorse Umane hanno sempre più bisogno di lavorare a stretto contatto con gli specialisti della formazione per fare un balzo in avanti e determinare un nuovo perimetro di intervento i cui confini sono ancora tutti da definire e in continuo mutamento.
Non è questione di carattere ma di competenze
Spesso le competenze soft vengono considerate caratteristiche personali.
Queste caratteristiche, che possono appartenere in modo nativo a un individuo per specifici tratti caratteriali, sono però anche apprendibili.
Negli anni a venire, nei processi di selezione, questi elementi saranno considerati non più solo preferenziali ma sempre più determinanti per il successo professionale delle persone e quindi delle aziende.
A sottolineare ed evidenziare questo trend ci sono i risultati di un importante studio: secondo gli imprenditori l’importanza delle soft skills crescerà progressivamente nei prossimi cinque anni (e oltre), come confermato dal rapporto Future of Jobs del #WorldEconomicForum.
Infatti, da qui al 2025 si stima che skills come pensiero creativo, apprendimento attivo, problem solving e pensiero critico saranno tra le top key competence per tutti i lavoratori e per tutte le seniority.
L’era del Soft Talent
Tratti e abitudini non cognitive, abilità sociali ed emotive, voglia di crescere, entusiasmo, grinta, passione: questi termini sono tutti leggermente diversi, ma spesso usati in modo intercambiabile per descrivere un insieme di abilità sovrapposte.
Secondo Eric Frazer della Yale University School of Medicine, autore di The Psychology of Top Talent, il termine “soft skills” è di per sé solo un termine gergale usato per identificare una serie di approcci e comportamenti: volendo ulteriormente sintetizzare ed aggregare, potremmo parlare invece di competenze trasversali o di soft skill e di soft talents.
Sotto la spinta dello smart working
Nel mondo del lavoro sempre più remoto e ibrido, efficienza, definizione delle priorità, problem solving, organizzazione e gestione del tempo, sono solo alcuni esempi di competenze trasversali che stanno diventando sempre più importanti.
Pensiamo ad un effetto dello smart working: la comunicazione può essere molto più sfumata e complessa – quindi delicata e strategica – quando i lavoratori non vedono clienti, fornitori e colleghi faccia a faccia.
Anche l’adattabilità è un’abilità trasversale e gli ultimi due anni la vita in tutte le sue sfaccettature ce ne ha richiesta molta.
Sempre più hard le soft skills
Ma questo significa che le competenze tecniche hanno perso di valore?
Direi proprio di no e sono relativamente più semplici da trasferire e da misurare.
Le competenze tecniche non sono necessariamente difficili da acquisire. Con il tempo, possono essere facilmente insegnate e perfezionate.
Un esempio. Ci vogliono circa 3 anni per laurearsi ma quanti anni ci vogliono per cambiare il modo di rapportarsi con gli altri e di approcciare il mondo? A volte non basta una vita intera.
Le capacità soft impattano sulla vita professionale e su quella privata.
I Soft Talents sono un grandissimo supporto per i dipendenti al fine di ottenere ottime performance all’interno della gerarchia organizzativa e di effettuare soddisfacenti percorsi di carriera; allo stesso modo favoriscono buone interazioni interpersonali, benessere e successo sociale.
Il vero differenziale per il successo
Quello di cui le aziende si stanno rendendo conto è che ciò che si dimostra il vero differenziale, la leva in più, per arrivare a “risultati eccezionali” sono le capacità interpersonali, che impattano sulle relazioni mantenendo le organizzazioni armoniche e coese.
Di conseguenza, le aziende sono alla ricerca sempre più spasmodica di candidati che possiedano queste “dotazioni immateriali”, competenze che non si possono facilmente certificare e rappresentare con un titolo di studio, ma così importanti per la stabilità e il successo.
L’identikit del lavoratore del futuro
Ma come si sta comportando il mercato del lavoro a questo proposito?
Anno 2021, Stati Uniti, più di 80 milioni di offerte di lavoro distribuite in 22 diversi settori industriali: circa due terzi delle posizioni includevano le competenze trasversali tra i requisiti (dati America Succeeds).
Sette delle 10 abilità più richieste riguardano le competenze trasversali tra cui comunicazione, risoluzione dei problemi e pianificazione.
Monster con The Future of Work 2021: Global Hiring Outlook evidenzia che le competenze trasversali, come collaborazione, affidabilità e flessibilità, sono tra le competenze che i datori di lavoro apprezzano maggiormente nei lavoratori.
Cosa ne pensano i lavoratori, dal punto di vista della ricerca
Le persone che desiderano migliorare le proprie prestazioni lavorative, la propria etica del lavoro o il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata riconoscono e rispettano la necessità di affinare continuamente queste mentalità e comportamenti.
Le persone chiedono in modo crescente di avere maggiori e migliori strumenti per cambiare, per fare e soprattutto stare meglio. Gli strumenti sono quelli formativi. E funzionano solo se le persone lo desiderano, così come dice la Teoria dell’Autodeterminazione (Deci e Ryan, 1985) che sostiene che il benessere di un individuo è il risultato della soddisfazione di tre bisogni psicologici di base:
· Bisogno di autonomia – voglio sentirmi libero in ciò che faccio e sapere che ho la libertà di scegliere secondo la mia volontà
· Bisogno di competenza – essere consapevole di possedere conoscenze e abilità atte ad agire in modo professionale per lo svolgimento dei compiti affidati;
· Bisogno di relazione – creare e sviluppare legami positivi nel proprio contesto sociale.
Secondo lo studio di Margaret Andrews (Università di Harvard e Sloan School of Management del MIT), è possibile sviluppare l‘intelligenza emotiva diventando socialmente più consapevoli, padroneggiando il controllo delle emozioni e praticando l’empatia.
Ciò ha degli enormi vantaggi in termine di benessere e performance: chi ha un’elevata intelligenza emotiva ha meno probabilità di provare stress e ansia, come dimostra anche lo studio di Mora Mikolajczak, pubblicato sul Journal of Research in Personality).
Il Future of Jobs Report del World Economic Forum concludeva affermando che “L’intelligenza artificiale riorienterà radicalmente la natura di tutto il lavoro. L’economia emotiva che emergerà dipenderà dai lavoratori che hanno le capacità di utilizzare i loro talenti “umani” unici. Inoltre, quei talenti specifici, ampiamente compresi nell’idea di competenze trasversali, diventeranno le abilità più ricercate dai datori di lavoro nei prossimi 5 anni. In effetti, la nostra economia si sta già inclinando maggiormente verso una dipendenza dalle competenze sociali e di servizio “.
Il mondo del lavoro sta cambiando a gran velocità, spinto dalle persone che a loro volta sono state travolte dall’esperienza pandemica che ha riguardato tutti.
Le imprese devono farsi trovare pronte e investire sulla crescita delle persone, dimostrando attenzione alle esigenze dell’azienda, dei team, del singolo e adottando piani formativi in cui sempre più possono trovare spazio personalizzazione e scelta individuale.
In ETAss è da molto che abbiamo puntato su nuove formule e contenuti per sviluppare le soft skill: Mindfulness, Design Thinking, Lego Serious Play, Ploblem Solving Creativo, Self Coaching, e così via.
Ci crediamo perchè vediamo quello che riescono a produrre nelle sessioni di aula e nelle formule individuali del Coaching unito alla formazione.
Il primo risultato è il raggiungimento del sense making: le persone ne escono con maggior consapevolezza e benessere e quindi minor stress e maggior condivisione l’azienda.
E questo cambia totalmente l’approccio al lavoro e alla vita.
Laura Colombo
AD ETAss | Career and Digital Coach ICF and mBIT Certified | ex Forbes HR Council Editor | LinkedIn Partner | HR Communication | Employer Branding | Talent Acquisition
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