Il lavoro ibrido prende il meglio sia dallo smart working sia dal lavoro in presenza: si preserva contemporaneamente competenza, produttività, ma anche l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Mentre lo smart working predilige il remote first (prevalente presenza del lavoro in remoto rispetto al lavoro in ufficio), il lavoro ibrido predilige l’office first (si opera in ufficio, ma alcuni giorni al mese si può lavorare da remoto).
Non tutte le aziende hanno la stessa opinione nel preferire l’uno o l’altro modo di lavorare, in alternativa alla presenza tradizionale in azienda.
Uno studio del 2022 condotto da Cisco, Cisco Global Hybrid Work Study, evidenzia che adottare una strategia ben precisa di lavoro ibrido possa portare un aumento della produttività superiore al 60%.
Ad essere maggiormente coinvolti sono il coinvolgimento e le relazioni sul posto di lavoro (per oltre il 50%), consistenti risparmi sui costi (sia per il dipendente che per l’azienda) e risultati di business migliori.
Del resto è noto che la maggioranza dei lavoratori, e soprattutto la generazione Z, predilige il lavoro ibrido per la flessibilità nella gestione degli orari di lavoro e la possibilità di lavorare per obiettivi, con livelli di benessere più elevati di chi lavora esclusivamente in sede.
Il lavoro ibrido è un modello che attrae talenti con livelli di retention rate più alti, supportando anche a concetti come quelli di Diversity, Equality and Inclusion.
In Italia il lavoro da remoto non è mai veramente decollato: solo il 14,9% degli occupati opera a distanza, con un potenziale (persone che potrebbero lavorare totalmente in remoto in relazione al tipo di attività) pari a circa il 40%.
La tendenza allo smart working ha ricevuto un grande impulso nel 2020, quando la quota di remote worker è passata, rispetto al 2019, dal 4,8% al 13,7%
Secondo l’Inapp – Istituto nazionale per l’analisi delle Politiche Pubbliche, è come se durante la pandemia avessimo vissuto in una grande bolla pandemica. Il ritorno alla normalità sta riportando ai vecchi modelli a causa di una scarsa capacità di introdurre radicali innovazioni nell’organizzazione del lavoro e nella cultura di impresa che prevedano una combinazione di fasi di lavoro da remoto con fasi di lavoro in presenza.
Il bacino potenziale dello smart working riguarda soprattutto i laureati, i dipendenti delle grandi imprese, gli occupati nei servizi e i dipendenti pubblici.
Incidenze leggermente superiori alla media si rilevano tra le donne, i residenti nel Nord Ovest e nel Centro e le persone con diploma.
Secondo le imprese fino a 5 dipendenti, l’84% dei lavoratori svolge mansioni che non possono essere eseguite a distanza.
Il lavoro ibrido offre numerosi vantaggi ai lavoratori
Una recente ricerca condotta da Iwg su oltre 2.000 hybrid worker rivela che, il tempo risparmiato ha portato a molteplici benefici per la salute e il benessere (perdita di peso, migliori abitudini alimentari, una migliore salute mentale e un riposo adeguato).
Alcuni esempi.
Il tempo in più trascorso a letto ogni mattina equivale a 71 ore di sonno in più all’anno.
Le abitudini alimentari sono notevolmente migliorate. Il 70% ha dichiarato di preparare una colazione sana ogni giorno, mentre più della metà (54%) si dedica alla preparazione dei pasti.
Il tempo dedicato all’esercizio fisico sono pari a 4,7 ore la settimana, rispetto alle 3,4 precedenti la pandemia; le attività più comuni sono la camminata, la corsa ed esercizi per la resistenza.
Il lavoro ibrido sta anche portando aumenti di produttività.
Quasi quattro persone su cinque (79%) affermano di essere più produttive grazie a un minore stress (47%) e al fatto di avere più tempo a disposizione per rilassarsi dopo il lavoro (46%).
L’81% degli intervistati trascorre più tempo con la famiglia e gli amici (55%) e facendo esercizio fisico (52%) o una breve passeggiata durante la giornata (67%), tutti fattori che hanno un effetto positivo anche sulla salute mentale.
Oggi parlare di lavoro ibrido implica gettare lo sguardo avanti e cercare di immaginare nuovi luoghi di lavoro che, fatalmente, sfociano nel metaverso, la nuova frontiera dimensionale in cui le persone appaiono come avatar e la loro posizione geografica è irrilevante.
Alcuni CEO di grandi multinazionali, tra cui Mark Zuckerberg, Ceo di Meta, immaginano – in modo controverso – che il lavoro si sposterà sempre di più nel metaverso.
In una nuova partnership con Microsoft, Meta sta spingendo adesso verso il lavoro di ‘realtà mista’, promettendo un futuro in cui i dipendenti in carne e ossa si incontreranno come ologrammi e avatar e maneggeranno oggetti reali e virtuali.
Ma come sarà il futuro del lavoro?
Tutto da creare. Da ognuno di noi.
Laura Colombo
AD ETAss | Career and Digital Coach ICF and mBIT Certified | ex Forbes HR Council Editor | LinkedIn Partner | HR Communication | Employer Branding | Talent Acquisition
🟢 Iscriviti alla newsletter “Imprese e Persone“
🔵 Per diventare partner di stage di ETAss e conoscere i nostri 150 junior talent, consultare la sezione dedicata IFTS Stage.
Per info: 0362.231231.