La multidisciplinarietà sarà la leva su cui si dovrà puntare per la costruzione per percorsi formativi dei manager, infatti le competenze soft saranno quelle che consentiranno sempre più di affrontare e gestire con successo problematiche hard.
Il manager di domani dovrà essere in grado di comprendere e gestire flussi di dati eterogenei relativi ai sistemi produttivi e al ciclo di vita dell’azienda, cosa mai accaduta prima in un universo di colletti bianchi con delle carriere molto verticalizzate.
Il manager del domani si formerà all’università ma non solo, anche con i corsi ITS e IFTS che offrono alta formazione in svariati ambiti di specializzazione.
Tra le varie capacità che oggi dovrebbe avere un manager sicuramente c’è lo sviluppo di un’intelligenza empatica. È una capacità che si sviluppa nel tempo e che consente di gestire le persone e guidarle consentendo alle organizzazioni crescere.
È quindi necessario ripensare velocemente ai percorsi formativi manageriali per accompagnarli continuativamente verso processi di crescita che più che aumentarne le conoscenze (che si possono trovare ormai molto facilmente e di ottima qualità) dovrebbero focalizzarsi nell’integrare i saperi, creare nessi logici tra aree e riconfigurare le visioni per risolvere i problemi e sviluppare opportunità.
Questo non significa che le nozioni non servono più ma che è più importante usarle in modo creativo e adattivo che imparare pedissequamente modelli e postulati.
Quello che deve cambiare, oltre ad adottare un sistema di multidisciplinarietà, è l’impostazione del sistema formativo e quello lavorativo: le mansioni ad alto contenuto intellettuale necessitano di concentrazione ma anche di tempi di relax, di formazione, di confronto, costantemente.
E tutto questo deve tenere conto dei tempi e degli obiettivi delle imprese così come del benessere delle persone.