Sono sempre di più le multinazionali che si affidano a noi che hanno la lingua inglese come seconda lingua ufficiale: ciò facilita le relazioni nelle varie country indipendentemente dalla nazionalità delle persone così come la mobilità dei dipendenti ma non risparmia all’expat. Ciò che significa inserirsi in un paese straniero che non si conosce, e questo vale a maggior ragione per lingue che non si imparano a scuola e con cui non si ha alcuna familiarità.
Ne abbiamo già parlato la dottoressa Prada, la nostra docente che segue la formazione linguistica in giapponese e che ha messo in rilievo la tipicità di una lingua e una cultura così lontani dall’Italia, con tutte le difficoltà che ciò comporta. Qui trovi la sua intervista.
Ne parliamo oggi con la nostra docente Simona Scanziani, specialista nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri – e quindi della formazione linguistica degli expatriates in Italia -, che ci racconta della sua esperienza e del progetto per un expat di Subito.
Dottoressa Scanziani, quali possono essere le problematiche nell’apprendimento di una lingua nuova e complessa come quella italiana e come superarle?
Nella mia esperienza, lo studente adulto va spesso incontro ad una fase di scoraggiamento! Studiare una lingua nuova richiede tempo ed impegno e, a volte risulta è difficile ritagliarsi lo spazio di studio richiesto tra tutti gli impegni professionali. Un altro problema che può sorgere è legato all’imbarazzo e alla reticenza nello svolgere attività che un manager può percepire come “infantili”, quali ad esempio gli esercizi di “role-play” o di ripetizione (come i pattern-drills). Proprio per evitare simili problemi, è fondamentale spiegare agli studenti gli obbiettivi ed i vantaggi didattici degli esercizi che vengono svolti fornendo motivazioni oggettive.
Trovo che questa chiarezza sugli obbiettivi e sulle finalità contribuisca a stabilire un rapporto di fiducia fra lo studente e l’insegnante.
Visto l’importanza del metodo e del coinvolgimento, spesso ci viene chiesto se un corso online è meno efficace di quelli in presenza: quale è la sua opinione in merito?
Entrambe le modalità siano efficaci. Inoltre credo che il primo e più immediato vantaggio offerto dalla formazione online stia nella sua accessibilità: lo studente ha la possibilità di frequentare i corsi dal posto in cui si trova (ufficio, viaggio in trasferta,…), scegliendo liberamente quando frequentarlo e senza essere sottoposto ai vincoli di presenza imposti del corso in aula.
Inoltre, sul piano didattico, la formazione online, grazie al web, consente di usufruire di una quantità di materiale praticamente inesauribile e, per questo, facilmente adattabile ai bisogni linguistici dello studente.
Quale metodologie si dimostrano più efficaci per insegnare l’italiano a uno straniero?
Per insegnare una lingua straniera, non si può prescindere dai bisogni linguistici che lo studente ha. Il QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue), fa riferimento ad un approccio dell’insegnamento orientato all’azione. Seguendo tale orientamento, di solito utilizzo il cosiddetto “task-based approach”, in base al quale lo studente viene portato a svolgere attività linguistiche che abbiano attinenza con l’uso della lingua nella vita reale.
Non va dimenticato che la lezione deve essere anche “engaging” e divertente. Creare un clima amichevole e far diventare l’incontro con il docente un momento piacevole per lo studente: questo è un elemento molto importante per mantenere alte attenzione, frequenza, risultati.
Una domanda che ci viene posta è: ma quanto tempo serve per giungere a un livello di competenze professionale dell’italiano?
Domanda difficile!! Dipende: se lo studente straniero abita in Italia, si trova nella necessità di imparare la lingua ed è costantemente esposto al materiale linguistico. In questi casi, l’apprendimento può essere anche molto veloce, parliamo di pochi mesi.
Se invece lo studente risiede all’estero tempi possono essere un po’ più lunghi. Certamente, maggiore è la motivazione ad imparare l’italiano e più veloce sarà l’apprendimento.
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Laura Colombo