Il tuo intelletto può confonderti, ma le tue emozioni non ti mentiranno mai.

Un concetto, questo elaborato dal critico cinematografico e saggista statunitense Roger Erbert, semplice e di immediata comprensione. Mai come in questo caso però vale la regola secondo cui le cose più semplici da pensare sono le più difficili da applicare.

Quanto siamo in grado di leggere, interpretare e capire le nostre e altrui emozioni? Quanto conosciamo il modo in cui noi stessi manifestiamo esternamente i nostri stati d’animo e quanto riusciamo a capire che emozione si cela dietro l’atteggiamento del nostro prossimo?

Probabilmente poco, ma non per nostro demerito. Consapevolezza di sè, autovalutazione, comprensione empatica del prossimo sono capacità rare che per essere acquisite richiedono tempo e sforzi: perché preoccuparsene?

Per raggiungere il successo (professionale, in questo caso, ma vale eccome anche nella vita privata). Che noi si svolga un ruolo di leadership o si sia parte di un team, la nostra attività sarà innanzitutto relazionale e le chance di raggiungere il successo dipenderanno da quanto sarà sviluppata la nostra intelligenza emotiva. Questa, a livello sia individuale che relazionale, saprà guidare le nostre azioni calandoci armonicamente nel nostro contesto operativo e traendone il massimo in termini di produttività.