I criteri ESG sono punti di svolta che cambiano sia gli obiettivi aziendali che quelli degli investitori. Le aziende dovranno imparare a misurare e dimostrare le rispettive propensioni a migliorare ambiente e società.
Tali processi stanno impattando sia sulla necessità di nuove competenze dei manager che sui processi di reclutamento e retention.
Ma di cosa parliamo in concreto?
L’ESG (Environmental, Social and Governance) si riferisce a un insieme di criteri che vengono utilizzati per valutare le prestazioni di un’azienda in aree relative alla sostenibilità e alle pratiche etiche. Questi criteri possono includere l’impatto ambientale di un’azienda, le sue relazioni con le parti interessate, le sue pratiche di governo societario e altro ancora.
Per le imprese, i fattori ESG stanno diventando sempre più importanti per una serie di motivi.
1) i consumatori e gli investitori stanno ponendo maggiore enfasi sulla sostenibilità e sulle pratiche etiche e sono sempre più propensi a sostenere le aziende che danno priorità a questi valori.
2) gli organismi di regolamentazione stanno iniziando a richiedere alle aziende di rendere note le proprie prestazioni ESG e di adottare misure per affrontare eventuali carenze.
Ponendo attenzione ai fattori ESG, le imprese possono non solo migliorare la propria reputazione e attrarre più clienti e investitori, ma anche mitigare i rischi e migliorare le proprie prestazioni finanziarie a lungo termine. Ciò può essere ottenuto implementando pratiche sostenibili, promuovendo la diversità e l’inclusione, garantendo solide strutture di governance e altro ancora.
Cresce tra le imprese italiane l’approccio verso i temi legati alla sostenibilità: il 59% ha istituito un comitato ESG, in linea con il 61% delle aziende globali. Negli ultimi anni, gli investitori sono diventati più consapevoli dell’importanza dei criteri ESG nelle loro decisioni di investimento. Corporate Social Investment e Esg – Global Impact at scale” Dynamo Academy e Sda Bocconi Sustainability Lab 2022
Molte aziende hanno iniziato a integrare i fattori ESG nelle proprie operazioni e strategie aziendali.
I fattori ESG possono essere considerati un sottoinsieme della sostenibilità, definita dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite come “soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni“.
Tutto ciò sembra un trend emerso negli ultimi anni (o forse mesi) e per alcuni tratti futuristico, ma non è così. In verità il concetto ha radici che risalgono a circa 10 anni fa.
Il termine ESG, ovvero fattori ambientali, sociali e di governance, è stato coniato dal Global Compact nel 2004.
Tuttavia, l’idea di incorporare tutti i fattori non finanziari nel business esiste da molto più tempo ed è legato a particolari gruppi di investitori che hanno riconosciuto in principi etici motivi di interesse anche economico.
Si potrebbe indicare il 2001 come l’inizio del mainstream ESG con il lancio degli indici FTSE4Good, ovvero indici che racchiudono società ideali per gli investimenti socialmente responsabili.
Infatti, quando parliamo di FTSE4Good Index Series intendiamo un insieme di indici ponderati per la capitalizzazione di mercato gestiti dal FTSE Group (Financial Times Stock Exchange) per misurare la performance delle aziende che soddisfano gli standard di responsabilità aziendale riconosciuti a livello globale.
In Italia, il 45% delle imprese dichiara l’obiettivo di riduzione nelle emissioni di Co2, contro il 75% delle aziende a livello globale
Quello che pare evidente è che l’ESG si sta trasformando da una strategia di nicchia a una filosofia d’investimento globale.
E il 2023 potrà essere l’anno in cui i gestori patrimoniali, le società e le autorità di regolamentazione inizieranno ad ampliare l’ambito del termine, in linea con lo sviluppo delle normative.
Per il 65% delle aziende italiane cresce la transizione a modelli di business più sostenibili, e oltre l’82% delle società quotate ha sviluppato un piano di sostenibilità (+32% rispetto al 2020). Ernst and Young 2023
Nel 2023, il termine generico “ESG” sarà molto probabilmente completamente rielaborato, assumendo un significato nuovo che va ben oltre i tradizionali criteri ambientali, sociali e di governance per abbracciare altri aspetti estremamente rilevanti.
Il nostro modo di concepire il concetto di sostenibilità ambientale è destinato a cambiare radicalmente verso accezioni molto più estese e quotidiane.
Diversità, equità e inclusione saranno aspetti fondamentali per gli Stati membri per il 2023. Le numerose normative comunitarie sul fronte sociale costringeranno i consigli di amministrazione delle società a lavorare più strettamente insieme più che mai con le Risorse Umane sul tema ESG nel 2023.
Per il futuro, i trend da seguire in Italia riguardano “l’investimento verso gli stakeholder interni, la ricerca di metriche comuni per il reporting della “S” (sustainability) e la ricerca di concretezza per le azioni di diversità, equità e inclusione – Ansa 2023
Si lavorerà all’attuazione della direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione, entrata in vigore alla fine del 2022 e che dovrà trovare attuazione entro il 2026. Sotto la minaccia delle sanzioni, nei prossimi anni le imprese saranno sollecitate a lavorare sulla pianificazione della successione e sui processi di reclutamento per garantire CDA a prova di genere.
In 6 imprese su 10 solo il 10% del board è ricoperto da donne. Le imprenditrici sono più attente alla sostenibilità: distanziano i colleghi uomini di un 8%. Fonte CRIBIS 2022
Inoltre, la direttiva sulla trasparenza salariale richiederà alle organizzazioni con più di 250 dipendenti di pubblicare il divario retributivo di genere della loro forza lavoro e attribuirà ai (potenziali) dipendenti ampi diritti di informazione in merito. Le aziende dovranno quindi verificare le proprie pratiche retributive in modo da poter apportare modifiche, se necessario, prima che le regole diventino effettive.
La raccolta di dati sui temi sociali sarà fondamentale in quanto le organizzazioni dovranno riferire ampiamente sull’argomento. Gli standard di divulgazione sociale comprendono metriche dettagliate sulle condizioni di lavoro, il coinvolgimento delle parti sociali, la contrattazione collettiva, la diversità e l’inclusione (compreso il divario retributivo di genere e la composizione dei consigli in termini di età, background professionale ecc.) e i diritti umani. Le informazioni riguardano non solo la forza lavoro delle aziende, ma anche i lavoratori della catena del valore, le comunità interessate, i consumatori e gli utenti finali.
Insomma, l’ESG è iniziato essenzialmente come un modo per gli investitori consapevoli di valutare i loro potenziali investimenti.
La la “E” e la “G” hanno messo in ombra la “S” in molti modi.
Tuttavia, ora un numero sempre maggiore di investitori spinge per la responsabilità sociale e quindi per lo Human Side dell’ESG.
La relazione tra ESG e HR sarà sempre più evidente da tanti punti di vista, dai temi di Diversity & Inclusion nella gestione delle risorse umane all’impatto ESG nella talent acquisition & retention (basti pensare alla generazione Z – e in un prossimo futuro Alpha – e alle loro scelte lavorative).
Le grandi dimissioni che non mostrano segni di rallentamento sono un chiaro indicatore del fatto che l’equilibrio di potere si è spostato verso i dipendenti e poiché il loro rapporto con il lavoro è cambiato, sono cambiate anche le loro aspettative verso i loro datori di lavoro.
I criteri ESG sono diventati una strategia per la forza lavoro poiché le prestazioni ESG di un’azienda hanno un impatto diretto sul sentiment dei dipendenti.
Alcune delle iniziative ESG aiutano a mantenere i riflettori su questioni sociali come immigrazione, disoccupazione, rappresentanza e promozione LGBTQ+, più donne in posizioni di leadership, equità salariale, congedo parentale e assistenza all’infanzia.
Nelle aziende oggi si ha bisogno di un Manager che sempre più si trasforma in un manager ESG, una figura poliedrica che attraversa trasversalmente tutte le aree aziendali con una visione complessiva della sostenibilità in relazione alle sue tre dimensioni (economica, sociale ed ambientale), ma con una capacità di interpretazione e decisione più codificata.
La formazione rappresenta un asset strategico e trasversale da cui non si può prescindere, ora come mai prima, per creare una nuova cultura e portare imprese e cittadini a divenire maggiormente responsabili, per promuovere l’apprendimento continuo dei lavoratori e dei giovani su queste priorità, creando anche nuova occupazione legata a nuove competenze ESG sulle tre dimensioni della sostenibilità ambientale, sociale e di governance.
Laura Colombo
AD ETAss | Career and Digital Coach ICF and mBIT Certified | ex Forbes HR Council Editor | LinkedIn Partner | HR Communication | Employer Branding | Talent Acquisition
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